RICCARDO LA MONICA
IMAGO MANET
A cura di Romina Guidelli
Dal 15 febbraio al 1 marzo 2025

Sabato 15 febbraio alle ore 18,la Galleria Strati d’arte inaugurerà la mostra personale di Riccardo La Monica, IMAGO MANET. La mostra, immaginata come una panoramica sull’opera di La Monica, torna a presentare la produzione dell’artista dedicata ai corpi celati da pesanti panneggi: forme plastiche immerse in un profondo e caravaggesco nero. Oltre alla prima opera che apre la ricerca di La Monica su questo tema (L’Oracolo Moderno, 2009), saranno esposte al pubblico, per la rima volta, le opere realizzate nel 2021 e nel 2022, culmine di una ricerca intima e personale che riguarda l’umana essenza descritta dall’umana assenza interpretata su ogni tela e così raccontata dalla curatrice della mostra Romina Guidelli:
“Tra ciò che è e quello che appare vive la genesi del moto ritratta e protetta dalla luce, prediletto medium della pittura.
L’istante, in essere e in divenire, strumento del ritmo su cui danza dell’umana specie, si alterna sulla tela mentre scivola il pennello. Nei dipinti di Riccardo La Monica il profumo di un’antica e nobile pittura abbraccia l’uomo contemporaneo, i suoi tormenti e i cambiamenti, e diviene mezzo dorato per creare le sue maschere
migliori.
Il talento d’essere sfuggente, la condizione della scoperta accennata o presumibile: il mistero di corpi coperti di cui si legge il movimento o il velo che da questi
sembra cadere, rendono il panneggio protagonista assoluto dei quadri dell’artista. Sono questi gli strumenti concettuali di una pittura “chirurgica”, non iperrealista, a tratti sfocata ai margini per evocare l’idea di una caduta ideale, sapientemente controllata per indicarci il punto esatto d’osservazione e l’osservato (l’umano essere) senza dichiararli.

Tutto è orchestrato dalla mano dell’artista.
Il caso non esiste, il momento è determinato e concreto in ogni tela. Si può scegliere come osservare ma non cosa. I corpi celati sono costretti ma vivi e pulsanti; la stoffa scivola ma non scopre: non svela il soggetto, essa è soggetto. Un oggetto, quindi, fermo ma volubile, perfetta immagine di un’azione che accade dentro senza presentarsi. Il nero dei fondi è visione ed evocazione, dato per velature guadagna spazio e forza sulla tela per accendere e amplificare la scintilla di questa azione volutamente mai risolta.
È esattamente così che La Monica ci consegna un interrogativo aperto a qualunque risposta. La sua ispirazione è l’anima protetta dal corpo. La Monica studia l’umana essenza sfiorabile sotto il pesante panneggio della nuda pelle e la rende immagine che resta”.








